La canzone più famosa di Sorrento "TORNA A SURRIENTO"
Cent'anni fa in una Sorrento sicuramente diversa da oggi, anche nella nostra città il Novecento cominciava a diffondere i suoi fermenti, le sue profonde innovazioni, i suoi dolori e le sue gioie.
Anche il caro vecchio Novecento è passato, la nostra Città ha avuto uno sviluppo economico rilevantissimo, però le sue tradizioni e i suoi valori più pregnanti restano il fil rouge che lega il passato, presente e futuro.
La canzone "Torna a Surriento" è il vero e proprio inno della nostra terra.
Sentirla cantare da un bambino o da un grande inter
prete genera sempre commozione ed incanto.
Quell'incanto originario della terra delle Sirene, che ha saltato il tempo consegnandoci così nella sua intangibile perfezione.
Questo Centenario della celeberrima melodia si spera possa essere d'auspicio per altri cent' anni di successo e di crescita culturale ed economico-sociale.
All' Associazione Studi Storici Sorrentini e a quanti hanno permesso la realizzazione di questa pubblicazione va il plauso ed il riconoscimento dell' Amministrazione.
IL SINDACO
Torna a Surriento è un brano che, al di là dei suoi innegabili pregi musicali (fluida e spontanea melodicità, pur senza cadute nell'ovvio o nel banale; originalità strutturale) contiene un misterioso fascino, un sublimi naie messaggio che rimanda - perché no? - al mito delle Sirene.
Tale canzone esprime, a mio avviso, il languore di un addio, il distacco da qualcosa che non è solo Sorrento; esprime l'ineluttabile abbandono di una luce, l'inarrestabile fluire del tempo, la consapevolezza di non potere arrestare la giovinezza della vita, che nel mito di Sorrento sembra immobile nella dolcezza aspra dei limoni, nell' eco del mare nelle grotte, nel delirio del sole, il cui tramonto ogni pomeriggio canta da millenni le sirenusiche e semplici note di Torna a Surriento.
È questo - senza tema di essere tacciato di enfatico campanilismo - che mi sento di affermare, dopo un distaccato e lucido esame della canzone dal punto di vista della sua struttura musicale.
Essa si articola, nella strofa, con un semplice motivo melodico di modo minore, che si ripete come una nenia, quasi come una mesta ninna nanna, senza produrre alcun senso di stanchez
za o di saturazione; né esso muta quando l'armonia si rischiara passando al modo maggiore per poi ripiegare di nuovo alla trepida malinconia del modo minore; finalmente la frase melodica esplode, appagando l'immobile attesa dell'iterazione, preceden
te, con un tema solare, di modo maggiore, spinto nella tessitura vocale acuta, senza produrre alcuna gioiosità musicale, ma solo il senso di uno struggente tramonto alle soglie del buio.
In base a tale analisi mi spiego il favore che ha goduto Torna a Surriento nell' ambito degli emigranti, della tradizione, e comprendo la diffusione del brano a livello mondiale, i cui contenuti possono esprimere l'amara diaspora di chi lascia la propria terra, l'addio a un amore, il commiato della vecchiaia alla giovinezza.
Innumerevoli sono le registrazioni di tale canzone, che ha avuto anche una tradizione esecutiva con canto impostato accademicamente, e ciò è spiegabile in base alla notevole ampiezza melodica del brano. Ma Torna a Surriento è entrata tenacemen
vocale, ne hanno espresso a mezza voce, sommessamente, gli echi subliminali dell'anima che esprime il brano.
Oggi, purtroppo, assistiamo spesso a scempi stilistici della nostra canzone napoletana, in cui si può ravvisare tutta la barbarie culturale che viviamo, ai danni della nostra identità. Mi riferisco allo stravolgimento melodico delle originarie frasi musicali, ammiccante a un blues orecchiato male e rimasticato come un bolo non digerito; mi riferisco ad arbitrari e mal scritti arrangiamenti con ritmi esotici, latino americani, dove sembra quasi che ci si vergogni di un passato di cui, così facendo, si dimostra che, per essere riproposto, ha bisogno di essere "aggiornato" o adeguato ai modelli più idioti del consumo corrente.
E allora una attuale ma corretta esecuzione di Torna a Surriento, oppure l'ascolto di una vecchia incisione discografica degli inizi del Novecento, ci possono far comprendere quanto tale brano sia attuale, come messaggio di addio alla tradizio ne della nostra vocalità, della nostra identità melodica, assediata e sfregiata dai ghirigori della musica leggera, da quei mugugni vocali di cui sono piene le discariche del quotidiano televisivo, da quelle fastidiose e dilettantesche pretese di innovazione e di "interpretazione".
di Roberto De Simone
LA VERA STORIA DI "TORNA A SURRIENTO"
Torna a Surriento è la canzone divenuta, nel corso di un secolo, il simbolo della Città delle Sirene, trasmettendo un messaggio di amore e di bellezza. I suoi versi invitano ad ammirare le bellezze della natura, a goderle e a non dimenticarle.
Sulla sua origine e sulla sua composizione vi è un vivo contrasto, originato da una scarsa valutazione dei documenti esistenti dell'epoca e di notizie precise. Il suo centesimo compleanno ci autorizza a ritenere sia questo il momento ufficiale ed opportuno per precisare come realmente andarono i fatti.
È noto che Giambattista de Curtis fosse - da alcuni anni - ospite del comm. Guglielmo Tramontano (Sindaco di Sorrento dal 1900) nel suo albergo per eseguire lavori di ornamento pittorico nei saloni ed in alcune camere (alcuni dei quali ancora visibili). Spesso a lui si univa il fratello Ernesto: due anime di artisti.
Era il 15 settembre 1902. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Giuseppe Zanardelli, aveva programmato un viaggio in, Basilicata ed espresse il desiderio di farlo precedere da una visita a Capri ed a Sorrento.
Quel giorno s'imbarcò, a Napoli, sul "Marcantonio Colonna" diretto all'Isola Azzurra, ove giunse e rimase ospite del sindaco Federico Serena, ripartendone nel tardo pomeriggio per Sorrento dove giunse alle ore 19 circa. Percorse le strade fra ali di folla inneggianti, fra luminarie e lanci di fiori, fino a raggiungere l'Imperial Hotel Tramontano dove alloggiò.
In quell'occasione fu cantata - per la prima volta - Torna a Surriento, scritta da Giambattista de Curtis e musicata dal fratello Ernesto. Dopo alcuni decenni, su di essa nacque una "storiella", secondo cui sarebbe stata composta per "le esigenze dell'ufficio postale di Sorrento" o per altre richieste di soluzioni di alcuni pmblemi che affliggevano la Città.
Su "Il Messaggero" del 17 gennaio 1954 un giornalista fantasioso riportò: "Don Guglielmo vagò per le stanze del grande Hotel mugugnando. S' imbatté nel pittore Giambattista De Curtis che incollava strisce di carta dipinte stile Liberty, usate per decorare pareti e soffitti. Ci vorrebbe un'idea forte per convincerlo, ripeteva Tramontano. Che ne dite di una canzone, disse De Curtis, e convocò Ernesto, fratello musicista. In poche ore nacquero versi e note, Zanardelli li ascoltò, si divertì e promise l'ufficio postale".
Questa descrizione ha fatto (e fa ancora) il giro del mondo, riportata anche nelle più importanti storie della Canzone Napoletana, snaturando lo spirito di una canzone materializzandola per... l'ufficio postale.
Ma se è stato un giornale (di cinquant' anni dopo) a tracciare questa interpretazione, altri giornali (contemporanei all'evento) ed alcuni documenti ripristinano fatti e circostanze nella loro realtà.
Cominciamo dalla lettura de "Il Sud" di Napoli (ma non diversi sono "La Stampa" di Torino, "Il Mattino" di Napoli, il "Panaro" di Modena, "Il Corriere Toscano" di Livorno, "La Nazione" di Firenze, "L'Adriatico" di Venezia) dell'epoca: "Giunto il «Marcantonio Colonna» a Sorrento alle ore 7,30 (19,30) l'on. Zanardelli è ricevuto dal sindaco
Tramontano e dall'assessore anziano. Moltafolla sulla riva. Nel tratto del percorso dalla Marina all'Hotel Tramontano sono accesi numerosissimi bengala, la musica di Sorrento suona l'Inno Reale. L'on. Zanardelli fa un giro per la città ammirando le bellezze di questa contrada. Dopo si reca all'Hotel Tramontano." "Il Mattino" precisa il menù del banchetto al quale parteciparono 60 persone - fra cui il ministro Balenzano ed i Sindaci di Napoli e di Roma - e continua: '''Durante il pranzo, sull'attigua loggetta, una leggiadra voce femminile canta una canzone di De Curtis, «Torna a Surriento», melodia degna dell'autore di «Carmela». La cantava la
signorina Maria Cappiello, alunna di S. Pietro a Majello. Zanardelli chiese che fosse ripetuta. Indi si è eseguita anche «Carmela» ed altre canzoni napoletane". E ciò potrebbe anche bastare!
Ma il giornale riporta che allo Champagne si alzò il sindaco Tramontano per rivolgere il saluto al Presidente del Consiglio e ringraziarlo per l'onore concesso a Sorrento ed affermare: "lo non farò stasera allusioni a questioni amministrative o politiche. È troppo laboriosa e piena d'inquietudine e di pensieri la sua vita, perché io venga a turbarla con accenni ai bisogni delle nostre popolazioni. Noi desideriamo, invece, che Ella apprezzi tutta la bellezza della nostra contrada e la bontà dei suoi abitanti. Ringraziando tutti, spero che il tempo non cancellerà in voi il ricordo di Sorrento".
"Il Corriere di Napoli" racconta (in data 17 settembre) la seconda giornata sorrentina del Presidente del Consiglio: "In mattinata l' on. Zanardelli riceve i sindaci di Massa Lubrense, Meta e Sant'Agnello, presentati dall'on. Giacomo de Martino; alle 10.15 si parte per Meta per far visita la famiglia Cosenza a Villa Giuseppina; alle 11,35 si ritorna giungendo alle 12 a Sorrento per la visita alla Scuola d'Arte ove incontra il Corpo insegnanti con alla testa il direttore Francesco Grandi; dopo la visita si rientra in albergo per il déjeuner ed alle 16,20 i si avvia al Deserto, a Sant'Agata sui Due Golfi, a 455 metri d'altezza. Al ritorno all'Hotel Tramontano per il pranzo, durante il quale "la signorina Maria Cappiello, per gentile desiderio espresso dall' on. Zanardelli, esegue nuovamente la bellissima canzone di G.E. De Curtis: «Torna a Surriento». L'avvenente esecutrice è costretta, per il sentimento che infonde nella sua voce vibrante, a replicarlafra gli applausi generali". A tarda sera il Presidente Zanardelli e tutto il suo seguito, via mare, riparte per Napoli".
Ovviamente (analizzando i tempi "tecnici" del soggiorno sorrentino del Presidente) non ci fu quello necessario perché si fossero potuti verificare i fatti descritti nel giornale romano del 1954 circa la predisposizione della canzone per consolare il contrariato Sindaco e... ingraziarsi l' on.Zanardelli per la classificazione dell'Ufficio Postale di Sorrento. Una canzone cantata due ore dopo che l'uomo politico era arri vato a Sorrento non sempre desiderato di visitare Sorrento, la cui canzone era stata da lui appresa nelle scuole elementari.
Ma il testo che è oggetto del bel canto non è quello ascoltato dall' on. Zanardelli, mentre è quello depositato da Bideri nel 1894.
Allora la spiegazione - logica - appare una sola: escludendo totalmente l'improvvisazione e la finalizzazione con l'Ufficio Postale, il Sindaco Guglielmo Tramontano avrà chiesto a de Curtis di preparare una canzone in onore del Presidente del Consiglio che aveva preannunziato la sua visita a Sorrento. Il che è avvenuto con l'adattamento della Torna a Surriento del1894! Infatti nel testo cantato al Presidente del Consiglio sono inserite la seconda e la quarta "quartina" della prima parte e la terza e la quarta della seconda parte che, nel testo originale - ed attuale - non figurano. Dalle dieci quartine complessive della "esibizione" del 1902 la canzone ufficiale è ridotta a sei!
Certo è che da quel 15 Settembre 1902 la canzone, rimasta nel testo e nella musica di quel giorno, non ebbe più vita fino al 1904, allorché la Casa Musicale Bideri la presentò al pubblico. Ed Ettore De Mura, nella sua "Enciclopedia della Canzone Napoletana", a proposito di Torna a Surriento, nella selezione delle "Canzoni di successo per ordine alfabetico" (pag. 226), la riporta datata al 1904.
Infine, proprio in quel famoso 15 Settembre 1902, la medesima Casa Bideri, su sollecitazione del comm. Guglielmo Tramontano, pubblicò una cartolina con dedica "a S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Zanardelli" ed il testo della canzone, che veniva cantata da Maria Cappiello.
Dal 1904 Torna a Surriento ha fatto il giro del mondo' ed è stata eseguita dai più grandi cantanti italiani e stranieri: Enrico Caruso la cantò a Doroty quando le dichiarò il suo amore, Beniamino Gigli la teneva costantemente nel suo repertorio (specie nelle tournée nelle quali il suo partner fisso al piano era proprio Ernesto De Curtis, autore della musica), Tito Schipa ne è stato un grande diffusore, Giuseppe Di Stefano ha dichiarato di averla fra le sue preferite, Luciano Pavarotti l'ha cantata anche nella "Notte delle Stelle" del 1982 e con Placido Domingo e José Carreras in diverse occasioni internazionali, Andrea Bocelli è l'ultimo grande della lirica italiana (in ordine di tempo) a mantenerla nel suo repertorio.
Questa la "vera" storia di una canzone che resiste da un secolo alla usura del tempo, che è nel cuore di tutti i turisti e che commuove ogni italiano (non solo sorrentino) che l'ascolta all'estero.
poteva essere improvvisata, orchestrata ed appresa da una cantante, ancora studentessa del Conservatorio di Napoli.
Si dice che i versi di Torna a Surriento fossero già pronti nel 1894 (epoca di Carme1a) e dedicati ad una ragazza. Esiste infatti uno spartito - edito con il copyright in favore delle Edizioni Bideri S.p.A. - datato 1894 (vedi il fascicolo "Celebri canzoni di Giambattista ed Ernesto de Curtis").
La canzone per cento anni ha fatto il giro del mondo, tradotta in tutte le lingue (occidentali ed orientali); in Estremo Oriente Torna a Surriento è molto nota: quando il Presidente Pertini andò in visita ufficiale in Cina fu suonata come inno nazionale ed il Ministro degli Interni della Corea del Sud, in visita a Sorrento (all'inizio degli anni '80), dichiarò di aver sempre desiderato di visitare Sorrento, la cui canzone era stata da lui appresa nelle scuole elementari.
Ma il testo che è oggetto del bel canto non è quello ascoltato dall' on. Zanardelli, mentre è quello depositato da Bideri nel 1894.
Allora la spiegazione - logica - appare una sola: escludendo totalmente l'improvvisazione e la finalizzazione con l'Ufficio Postale, il Sindaco Guglielmo Tramontano avrà chiesto a de Curtis di preparare una canzone in onore del Presidente del Consiglio che aveva preannunziato la sua visita a Sorrento. Il che è avvenuto con l'adattamento della Torna a Surriento del1894! Infatti nel testo cantato al Presidente del Consiglio sono inserite la seconda e la quarta "quartina" della prima parte e la terza e la quarta della seconda parte che, nel testo originale - ed attuale - non figurano. Dalle dieci quartine complessive della "esibizione" del 1902 la canzone ufficiale è ridotta a sei!
Certo è che da quel 15 Settembre 1902 la canzone, rimasta nel testo e nella musica di quel giorno, non ebbe più vita fino al 1904, allorché la Casa Musicale Bideri la presentò al pubblico. Ed Ettore De Mura, nella sua "Enciclopedia della Canzone Napoletana", a proposito di Torna a Surriento, nella selezione delle "Canzoni di successo per ordine alfabetico" (pag. 226), la riporta datata al 1904.
Infine, proprio in quel famoso 15 Settembre 1902, la medesima Casa Bideri, su sollecitazione del comm. Guglielmo Tramontano, pubblicò una cartolina con dedica "a S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Zanardelli" ed il testo della canzone, che veniva cantata da Maria Cappiello.
Dal 1904 Torna a Surriento ha fatto il giro del mondo' ed è stata eseguita dai più grandi cantanti italiani e stranieri: Enrico Caruso la cantò a Doroty quando le dichiarò il suo amore, Beniamino Gigli la teneva costantemente nel suo repertorio (specie nelle tournée nelle quali il suo partner fisso al piano era proprio Ernesto De Curtis, autore della musica), Tito Schipa ne è stato un grande diffusore, Giuseppe Di Stefano ha dichiarato di averla fra le sue preferite, Luciano Pavarotti l'ha cantata anche nella "Notte delle Stelle" del 1982 e con Placido Domingo e José Carreras in diverse occasioni internazionali, Andrea Bocelli è l'ultimo grande della lirica italiana (in ordine di tempo) a mantenerla nel suo repertorio.
Questa la "vera" storia di una canzone che resiste da un secolo alla usura del tempo, che è nel cuore di tutti i turisti e che commuove ogni italiano (non solo sorrentino) che l'ascolta all'estero.
di Antonino Cuomo